La settimana santa
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Pasqua 1815. Re Luigi XVIII è in fuga. L’usurpatore, l’imperatore, Napoleone insomma, ha lasciato l’isola d’Elba, è appena sbarcato in Francia, è in marcia verso Parigi. Molti generali, all’indomani della sua caduta, avevano prestato giuramento al potere legittimo dei Borboni, ma questo suo improvviso riapparire scombussola cuori e menti. Chi sono i traditori? Quelli che si raggruppano di nuovo intorno a chi donò loro la gloria o quelli che non vogliono abiurare il giuramento appena pronunciato? E gli ufficiali? E i soldati? E la corte, i salotti, gli intellettuali, le belle dame prima bonapartiste e dopo monarchiche? Con chi staranno? Con chi andranno? È la domanda che si pone anche il sottotenente Théodore Géricalut, un giovane che ancora ignora il suo destino di pittore, un giovane che ancora non sa che gli restano appena dieci anni di vita.
Nell’attesa, cavalca con le truppe reali, in un paesaggio inzuppato di pioggia e reso scivoloso dal fango, ma non sa ancora fino a dove e fino a quando. Straordinario romanzo storico sui generis, in nome degli «imprescrittibili diritti della fantasia», La Settimana Santa coniuga il «mentire-vero» caro ad Aragon, che costruisce un Géricault felicemente di fantasia e però reale, con le date, i luoghi, gli avvenimenti, le uniformi dell’epoca perfettamente documentati e resi con uno stile vivace e febbrile, in cui risuonano gli zoccoli dei cavalli, l’atmosfera febbrile dei borghi dove inseguitore e inseguito si tallonano, i pensieri, le azioni, le chiacchiere e i pettegolezzi dei grandi personaggi storici: Fouché, Ney, Chateaubriand, Filippo d’Orléans, Madame Royale…
Traduzione di Ettore Capriolo
Pagine: 744
Pseudonimo dello scrittore Louis Andieux (1897 - 1982). Fu uno dei fondatori, nel 1924, della scuola surrealista. Nel 1927 aderì al comunismo e la sua opera subì una profonda trasformazione; con il saggio Traité du style condannò, nello spirito della rivoluzione marxista, gran parte della produzione letteraria del suo tempo. Con lo stesso spirito affrontò il ciclo narrativo Le monde réel , con romanzi a sfondo sociale, componendo nel frattempo numerose raccolte poetiche ispirate alla resistenza antinazista (Le crève-coeur ). Dopo l’incontro con Elsa Triolet, scrittrice di origine russa e sua futura moglie, e dopo l’esperienza di alcuni soggiorni in Unione Sovietica, pubblicò romanzi di contenuto sociale e storico-politico, da Le campane di Basilea (Les cloches de Bâle, 1934) a Le donne comuniste (Les communistes, 1949-51). Durante l’occupazione tedesca partecipò alla resistenza e svolse nella clandestinità un’intensa attività politica e giornalistica. Le raccolte poetiche di quegli anni, da Crepacuore (Crève-coeur, 1941) a La Diana francese (La Diane française, 1945), sono ispirate a un ardente patriottismo. I temi d’amore prevalgono in quelle successive, da Gli occhi e la memoria (Les yeux et la mémoire, 1954) a Elsa (1959), che fanno parte di un lungo ciclo poetico dedicato alla moglie, preceduto già nel 1942 da Gli occhi d’Elsa (Les yeux d’Elsa) e proseguito ancora nel 1963 con Il folle d’Elsa (Le fou d’Elsa). Nella fase surrealista, la poesia di A. è caratterizzata soprattutto da una duttile immaginazione stilistica. Le stesse doti si ritrovano nelle opere poetiche più tarde, che attuano un sapiente recupero di forme tradizionali come la strofa e la rima. La sua ulteriore produzione di romanziere testimonia di un graduale rinnovamento nelle tecniche narrative e di un parziale distacco dal precedente realismo a stampo sociale: da La settimana santa (La semaine sainte, 1958) a Condanna a morte (La mise à mort, 1965), a Bianca o l’oblio (Blanche ou l’oubli, 1967), fino a Teatro/romanzo (Théatre/roman, 1974) e alla raccolta di racconti Il mentire-vero (Le mentir-vrai, 1980). A., che fu per anni direttore della rivista «Les Lettres françaises», scrisse anche numerosi saggi critici.